…E a te se sei rimasto con Pokémon fin proprio alla fine


ATTENZIONE: Questa non è una recensione, bensì un pensiero nostalgico, per chi come noi non ha mai abbandonato un’idea matura di Pokémon. TUTTAVIA è bene informarvi che tale testo potrebbe contenere SPOILER; per tanto, qualora non abbiate ancora giocato Leggende Pokémon: Arceus, vi consigliamo una lettura attenta e responsabile.


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Il 10 Gennaio del lontano 2000, l’emittente Mediaset Italia 1, manda in onda il primo episodio di un “cartone animato giapponese” nella fascia pomeridiana dedicata ai più giovani. Tale prodotto, narrava di un ragazzo, un certo Ash Ketchum, e del suo sogno di diventare maestro di Pokémon.

I Pokémon sono creature fantastiche, dai poteri elementali, capaci di mutare forma divenendo sempre più forti e lottando tra di loro se allenati a dovere. Come a voler rappresentare quel che ognuno di noi prova quotidianamente con imprevisti vari ed eventuali, il giorno della partenza da casa, Ash si sveglia tardi, e si dovrà accontentare di un Pokémon ribelle, testardo e poco amichevole: un Pikachu. Dopo alcune peripezie, aver fatto infuriare uno stormo di Spearow e aver rubato la bici ad una giovanissima Misty, Pikachu riconosce le buone intenzioni di Ash e lo salva da una situazione spiacevole per entrambi.

In quell’esatto momento, nasce una delle amicizie più durature che gli anime abbiano mai conosciuto, ma soprattutto, viene innestato nella mente dei ragazzini dell’epoca, il fascino e la bellezza che quel cartone animato stava per illustrarci in una storia ad oggi senza fine.

Ci è sembrato doveroso iniziare da qui: in Italia è stato proprio il duo Ash/Pikachu ad essere il pioniere della Pokémon-mania esplosa nei primi anni 2000, mentre solamente dopo il videogioco per Game Boy/Game Boy Color fece il suo ingresso da una porta di servizio che trovò aperta con ad accoglierlo milioni di fan, pronti ad un’avventura in quel di Kanto, a fianco del loro Pokémon compagno.

Pokémon Rosso e Pokémon Blu sono stati nostri amici inseparabili, ben distanti dal mondo bambinesco descritto nell’anime, ma comunque appaganti e ricchi di emozioni. L’ottenimento delle otto medaglie, i segreti degli uccelli leggendari, la grotta in cui dimora il Pokémon più forte mai creato dall’uomo, la lega come tappa finale e in conclusione, la resa del nostro rivale, dinanzi ad un allenatore partito quasi incosciente di ciò che lo aspettava e divenuto maestro consapevole delle proprie possibilità.

E non importa che voi abbiate iniziato lì o a Jotho, a Hoenn o a Sinnoh. Non importa che siate più legati ad Unima, a Kalos, ad Alola o a Galar. Non cambierà mai quel che avvicina i fan storici della saga, al gioco di battesimo: i ricordi saranno sempre piacevoli, con una nota di spensieratezza e sorpresa che non tornerà mai più.

Perdonateci l’introduzione melanconica, ma è necessaria in quanto il 28 Gennaio 2022, 22 anni dopo quell’episodio, Pokémon si veste di nuovo, con un look inedito e, diciamolo, desiderato da molto di noi. Leggende Pokémon: Arceus porta un feeling completamente rimaneggiato allo spettatore, toccando tematiche forti e crude, come la morte, la discriminazione, i pregiudizi e l’ignoranza. “Si ha paura di ciò che non si conosce”, dicevano in passato, e mai frase fu più azzeccata nel descrivere gli abitanti di Hisui, un gruppo di persone non autoctone, a loro volta immigrate, che fanno dell’estraneo il nemico numero uno. Eppure però, ad un occhio attento, questo gioco non si discosta tanto da cliché vetusti ed obsoleti: inizio con un Pokémon starter, proseguimento nella campagna con l’intento di “catturarli tutti”, misteri da svelare, battaglia finale e poi? Facciamo un passo indietro.

La domanda che dobbiamo porci oggi noi è “ci meritiamo/meritavamo un gioco simile?” Sebbene il comparto grafico illustra non poche incertezze e il game design lascia qualche perplessità, non parleremo di caratteristiche tecniche del titolo, ma di tutto quello che ciò contiene. Leggende Pokémon: Arceus ha l’ardua sfida di portare a compimento tre obiettivi: tenersi cari i fan fedeli, riconquistare quelli diffidenti, avvicinare i curiosi ad un universo che oggi conta più di MILLE mostriciattoli tascabili, tra forme alternative a quant’altro. Sarebbe una bella sfida se domani doveste andare da almeno tre persone ed iniziare a parlare di Pokémon e delle sue innumerevoli sfaccettature, cercando di intrattenere l’esperto, invogliare l’inesperiente e avvicinare lo scettico. Ecco, ora anziché provare con tre individui, fatelo con tre milioni di utenti, e poi raddoppiate, e ancora, e ancora, e ancora… Capite bene che i limiti di narrazione e di maturazione dei vari titoli devono comunque tener conto di fattori a noi sconosciuti o semplicemente estranei, ma fondamentali per la crescita e l’affermazione di un brand.

A nostro avviso, Leggende Pokémon: Arceus è tutto quello che gli allenatori storici desideravano da tempo: libertà. Come il buon Giorgio Vanni ci canta oramai da più di vent’anni, “voglio andare dove mi va, e non fermarmi qua“: Hisui con le sue lande estese, è la chiave di questo concetto. Siamo tutti d’accordo l’open-map proposto da Game Freak presenti difetti visibili ad occhio nudo, ma è necessario un complimento d’onore per quello che hanno da offrirci, ovvero spazi sconfinati che respirano di ampiezza e di profondità. Se questo concetto verrà poi elevato all’ennesima potenza avremo il gioco Pokémon definitivo, ma ci vorrà del tempo, e se abbiamo ottenuto tali risultati oggi è proprio perché Pocket Monster non voleva uscire dai suoi dogmi, mentre quelle rare volte in cui ci ha provato, ha trovato più di qualche intoppo.

Sarà difficile forse da capire per i più giovani, ma quello che si racconta da anni, il “gioco Pokémon con tutte le regioni” oggi non sembra più un’utopia, ma qualcosa di realizzabile. Tematiche più mature, concetti adulti e comportamenti veri di alcuni NPC, ci permettono un’immersione più che soddisfacente in un titolo, che a nostro avviso, ha ancora tanto da raccontare. Anche il fatto che alcuni personaggi all’interno del gioco somiglino a vecchie conoscenze, è da vedere come premio per i veterani. Sei uno storico del brand? Ecco, gioca ad “Indovina chi?” con questi PNG, stuzzicando la tua curiosità e la tua memoria.

https://youtu.be/oVsjn7SSAWQ

La chicca però rimane quella della cattura in tempo reale. Non giriamoci intorno, da quanto si desiderava il semplice gesto di lanciare un PokéBall appena avvistato un Pokémon, senza combattimenti obbligatori, senza transizione, immergendoci in questo RPG come è giusto che sia. Ecco perché il termine “libertà” ci sembra davvero appropriato, perché siamo liberi di vivere la nostra avventura come noi vogliamo, senza sentirci costretti a dover andare da punto A a punto B, ma accantonare la storia e la trama principale, per goderci il mondo Pokémon come lo sogniamo da tempo. Il gameplay ci aiuta in questo, offrendo l’opportunità, qualora lo si volesse, di affrontare nei primi minuti di gioco creature di almeno 30 o 40 livelli superiori al nostro compagno più addestrato.

Per la conclusione dell’articolo, vi consigliamo di riprodurre in sottofondo il brano “GOTCHA!” ACACIA – Bump of Chicken

Badate bene, Leggende Pokémon: Arceus non è e non deve essere una meta, bensì un nuovo inizio, un giro di boa se vogliamo, per cui da ora in poi si può solo migliore. Siamo stati pazienti e perciò premiati, ma tutte quelle imperfezioni dovranno essere corrette, se vogliono che la saga continui su standard di alto livello. In fin dei conti, è proprio il concetto di “mondo vivo” che fa di LPA il titolo che tutti aspettavamo, per questo non vorremmo ammettere passi indietro d’ora in avanti.

Quindi, alla domanda iniziale se ci meritassimo o meno un gioco simile, la riposta è ovviamente SI. Siamo sognatori, siamo ottimisti, siamo veterani, siamo allenatori. Che si abbiano 20, 30 anni o più non è rilevante, siamo adolescenti nel cuore, con la voglia di tenere in mano la PokéBall del nostro starter, e gridare al mondo intero la voglia di esplorarlo affianco di un amico inseparabile. Leggende Pokémon: Arceus deve essere preso per quello che è, un esperimento, un nuovo tuffo nel vuoto, che sa di aria fresca. Come quando finiamo le scuole medie, e, pur sapendo che sempre di scuola si tratta, non siamo pronti ad affrontare eventuali licei, istituti, nuovi professori, nuovi compagni, nuovo ambiente.

Il concetto è davvero elementare, ma farlo nostro non è così semplice. In una società sempre più consumista e fredda, ciò che lega gli acquirenti al prodotto si riduce al mero vincolo della domanda e offerta. E siamo sicuri che per tanti là fuori è così, Leggende Pokémon: Arceus è l’ennesimo gioco da provare e poi decidere se tenerlo o magari darlo via dopo il completamento. Invidiamo tale leggerezza, che non pretende null’altro se non le 40h di dedizione fino ai titoli di coda del gioco stesso.

La bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere.” Questa frase è tratta dal film di Roberto BenigniLa tigre e la neve“, ma ci sembra davvero la più azzeccata al momento. Il dio denaro è sempre in agguato, sia chiaro, ma vogliamo pensare che là, in quel di Tokio, ci sia ancora qualche sognatore, che proprio come noi, ogni giorno, proverà a scegliere di cambiare, di dire basta a certi paletti e di osare, laddove non ha mai osato nessuno.

Non sappiamo ancora se il gioco Pokémon definitivo uscirà mai, ma forse, noi non lo vogliamo perfetto. Lo vogliamo vero, reale, libero. Così che, il brano possa continuare con “…Questo viaggio mi porterà, da tutti i Pokémon“. Attendiamo con ansia le novità in merito ai giochi della serie principale, ma fino ad allora, possiamo solo dirvi “Benvenuti ad Hisui, la vostra nuova avventura comincia da qui“.

“…Voglio che tu sappia che sei qui. Ecco come tutto è cominciato.”